Friday, December 27, 2013

I AM NOT THE BODY, I AM NOT EVEN THE MIND

Si sveglia di soprassalto nella notte. E' sudato. In un gesto istintivo le dita vanno a cercare la pistola che tiene sotto al cuscino. A tentoni, non la trova.

"Credi davvero che non ti conosca, Adrian?"

Una voce rompe il silenzio della stanza. La stanza dello Skyplex. Da qualche parte ci sono i vestiti di John, ancora sparsi a terra da prima dell'incidente. Da prima del rapimento. Non li ha toccati, li ha lasciati dove erano stati gettati. Il cuore gli rimbalza in gola, si tende nella feroce morsa dell'allerta. Le dita scattano verso la lampada che tiene sul comodino. La accende. 
Vidal Ortego sta seduto sulla sedia davanti al suo letto, con i suoi ninnoli in argento, con gli orecchini incastrati nei capelli che sanno di fumo. Con il kajal sotto gli occhi. In mano, tiene la sua pistola, quella che lui tiene sotto il cuscino. La fa oscillare con sufficienza, ci gioca. Jesse ha il volto pietrificato dall'orrore, dallo shock.

"...Che stregoneria è questa, Santiago. Tu sei morto." Non è altro che un sussurro.
Ortego ride con tenerezza inquietante, disgustosamente soddisfatta.
"Lo sono. Morto e sepolto. Mi sai dire il motivo, Adrian?"
Solleva il mento e rivela la gola aperta. Squarciata di netto come quella delle bestie. Riesce a vedere le corde vocali tranciate che penzolano nel sangue rappreso. La schiena gli si contrae in un brivido di terrore. 
"Te lo dico io il motivo, mio adorato ragazzo. Perchè tu mi hai ammazzato. Ho sempre trovato ironico che tutti ti chiamassero Cordero e che m'hai aperto la gola come si apre agli agnelli."
Si alza in piedi. Jesse indietreggia nel letto tenendogli gli occhi neri addosso.
"Guardati ora." Non si riesce a capire l'intonazione di Santiago mentre lo dice. Forse è disprezzo. "Puoi accusarmi di tutte le atrocità che vuoi, Adrian. Ma quando ti ho lasciato non eri un lurido mercenario."
"...Io ero.. Il tuo cane, Santiago.."
"E che bravo cane, che eri. Feroce come un lupo. Ora stai rannicchiato in un letto a piangerti addosso per colpa di un ragazzino smidollato. E' uno spettacolo disgustoso."
"Esci dalla mia testa. Tu non sei reale. Tu non sei reale, io ti ho fatto a pezzi con le mie stesse mani. Sei morto. Il tuo corpo lo hanno mangiato i vermi, Santiago. Lo hanno mangiato cani meno belli di me. Quanto ti manco, per costringerti a tornare dall'oltretomba per le tue patetiche visite?"
Il ghigno sul volto di Santiago svanisce. In parallelo, ne compare uno sul volto di Jesse. Santiago solleva la pistola, la punta contro la sua fronte. Si è avvicinato abbastanza per farlo. Rosales non indietreggia, gli fissa gli occhi addosso.
"Ammettilo, Diabolito. Mi tenevi così stretto perchè avevi paura che sarei diventato più grande di te. E lo sai.. Il fatto che a dividerci ci siano le porte dell'inferno forse è la dimostrazione che le tue paure erano vere."
"Sei un illuso, Adrian. E morirai."
"I morti non possono premere i grilletti."
"Forse. Ma non ne ho bisogno. Sei un sognatore, anche se non lo ammetti. Lo sei sempre stato. E io ho già mosso le mie pedine. Stanno venendo a prenderti, da dentro la terra. Io non devo fare altro che aspettare. Loro ti porteranno da me. Le porte dell'inferno le varcherai senza che io debba scomodarmi."

La pistola cade, mentre Ortego torna a sorridere. Gli cade in grembo.
Si sveglia di soprassalto nella notte. E' sudato. In un gesto istintivo le dita vanno a cercare la pistola che tiene sotto al cuscino. Ce la trova. 

Sunday, December 22, 2013

I AM YOU.

7:57 Jesse [ area detentiva ]  « E' rimasto immobile fuori dalla porta per tutto il tempo della conversazione tra Eivor e Black. Senza distogliere lo sguardo da un punto nel vuoto di fronte a sè. Quando Eivor esce e lo saluta, risponde al saluto. Rimane un momento a guardarla allontanarsi, scortata dai securer. Poi si muove. Rientra nell'area detentiva. Torna verso la cella di Black, da dove si è allontanato prima. I suoi passi non hanno la fretta che avevano quando è uscito, sono più lenti. Persino morbidi. Torna a trovarsi di fronte alla cella. Gli occhi scivolano su Joe, poi alle telecamere per un istante. Quello che fa dopo, è far scivolare le dita alla chiusura del gilet della divisa, togliendoselo. Se lo sfila , lo lascia cadere da qualche arte e rimane in camicia. Dev'essere una sorta di simbolo. Fa scivolare le dita anche al cinturone. Si toglie anche quello, lo fa cadere sulla giacca. Gli occhi rimangono su Joe. Si avvicina alla cella, in silenzio. Inspira a fondo. » Lo sai, Joe. Ci siamo incrociati tante volte, ma non ci siamo parlati davvero. Vorrei farlo adesso. Vorrei farti vedere delle cose che non faccio vedere a molte persone. Credi di poterlo fare? 
 18:02 Dragan [ Area Detentiva ]   « Annuisce di rimando ad Eivor, quando gli consiglia di muoversi con prudenza, e quasi a rispettare i suoi intenti seri, le concede lo stesso medesimo sguardo privo di deturpamenti emotivi, come fosse un riflesso speculare della donna » Lo farò. « Promette, prima di concedersi l'ennesimo sospiro » See you soon, honey.. « La saluta, e mentre la segue allontanarsi, passa le mani di sbarra in sbarra, seguendo il profilo della cella nemmeno volesse muoversi dietro a lei, per non perderla. Ma, alla fine, il distacco visivo avviene, privandolo definitivamente della sagoma della Edwards » ... « Rimane lì, immobile, abbassa lo sguardo e fissa il pavimento. Altri passi provengono in direzione opposta, ed alla fine è Jesse a fare il suo ritorno ed attirare l'attenzione del Weaver. Inizialmente, il pirata si limita a sollevare il mento per inquadrare il volto di Rosales, muto per qualche istante, poi risponde » Credo che se ci vuoi provare, questo sia il momento migliore. « Ed è, in qualche modo, una risposta affermativa » 

18:09 Jesse [ area detentiva ]   « Annuisce con un cenno molle del capo. Si avvicina alle sbarre della cella nel punto dove si trova lui. Letteralmente si avvicina a lui. Fino ad arrivare a trovarsi a poco più di una spanna dal suo viso. Forse due. Lo ha fatto mantenendo il contatto visivo con lui. E mano a mano che si avvicina, Dragan potrà vedere come il controllo di prima stia lasciando il posto ad un'oscurità violenta, fonda. C'è il segno pesante di un dolore sibilante, continuo. Fondo. Radicato nel suo essere al punto da trasformarsi in un brillore caldo. Si ferma solo quando è lì. Solleva le mani alle sbarre anche lui, aggrappandocisi. » Prima di tutto voglio raccontarti una storia, Joe. E' una storia che non racconto mai a nessuno. Voglio raccontarla a te. « La voce vibra, si accalca sulle parole con un trasporto che si fa soffocante. » Te la ricordi casa, Joe? « Ha un guizzo in gola. » Victory. Ti ricordi Victory? Voglio che ci ricordiamo insieme di Victory. Ti ricordi i suoi boschi pieni di nebbia? I suoi boschi neri. Io sono nato in una casa immersa in uno di quei boschi. Vicino ad un villaggio immerso in uno di quei boschi. Si chiamava.. « Chiude la bocca. Si concede un ghigno amaro, quasi malinconico, nostalgico. » ..Non importa come si chiamava, era troppo piccolo perchè tu possa conoscerlo. Ci vivevo con mia madre. Mia madre aveva i capelli neri come i miei, mi ricordo che ci mettevo dentro delle piume.

18:38 Dragan [ Area Detentiva ]   « Ora che ha Jesse direttamente davanti, pochi centimetri dal suo viso, punta gli occhi con insistenza in quelli del Victorian, iniziando ad osservarlo realmente per la prima volta, da quando è venuto a trovarlo alle prigioni dello Skyplex. Lo fissa e ne osserva le reazioni emotive, ogni minimo mutamente dell'espressività visiva, e intanto ne ascolta in silenzio le parole » ... « Le mani sono sempre aggrappate alle sbarre, all'altezza del petto, il mento leggermente chino per poterlo osservare » Me lo ricordo molto bene, Victory. Fin troppo. « Replica, in un commento roco, altrettanto amaro, e poi nuovamente si zittisce per ascoltarlo. Alla fine annuisce, sembra essere in sintonia con i ricordi proposti, comprenderli » Io sono nato nell'emisfero meridionale di Victory, nella regione di Durango, Jesse.. lungo le sponde di Cold River, uno dei pochi luoghi abitati a sud di Hells Ditch. « Spiega, riassumendo la sua collocazione natale. E, forse, non ne ha mai parlato così nel dettaglio a nessuno » Quindi le conosco bene, le foreste nebbiose di cui parli..


18:47 Jesse [ Area Detentiva ]  « La risposta gli strappa un ghigno veloce, un sorriso abbinato ad un fiotto di fiato che non è legato ad un sentimento definito. E' legato all'adrenalina. Lo stesso fuoco scuro che gli mozza un pò il fiato mentre racconta, che gli trasforma gli occhi in due pozzi scuri e luminosi, che gli tiene addosso. » Yes. « Un sussurro. » Yes, you remember. « Sembra quasi un sollievo selvatico che lo prende. » Ti ricordi. « Annuisce sotto i ricci, si spinge ancora un passo più vicino alle sbarre. » Una notte eravamo in casa e sono venuti su dal villaggio. Ero un bambino, non ricordo l'età. Forse sei anni? Su per le colline. Erano tutti gli uomini del villaggio. E le donne stavano dietro, a seguire pregando. Gli uomini avevano fiaccole, torce. Le accette. Avevano la legna. Ricordo mia madre svegliarmi urlando, mentre buttavano giù la porta. Le hanno tagliato i piedi con un colpo d'accetta davanti a me perchè non potesse scappare. Lo sai perchè? Perchè dicevano che era una strega, e che le streghe vanno bruciate. E dicevano anche che anche io dovevo andare bruciato, perchè ero il figlio del demonio, m'aveva concepito col diavolo. « Il modo in cui gli occhi gli diventano tremanti, rabbiosi, in cui la voce si incrina, è orrendo. E' una maschera nera. » Mi ricordo ancora l'odore di carne carbonizzata. Ogni notte, mi sveglio e sento quell'odore. Io sono corso giù per i boschi. Un uomo mi inseguiva per finirmi come avevano finito lei. Io conoscevo quei boschi, sapevo dove... Sapevo dove i cacciatori lasciavano le tagliole. Allora l'ho portato verso le trappole. Ci è finito dentro con una gamba, gli ha reciso un'arteria. Stava sdraiato a terra e mi supplicava di aiutarlo. Io mi sono seduto nelle foglie.. « Ingoia fiato. Le ultime parole sono un sibilo tremendo. » And I watched him die.

18:56 Dragan [ Area Detentiva ]   « Rimane fermo nella sua posizione, ed ascolta tutto il racconto di Jesse, questa volta senza mai interromperlo, nemmeno un istante. Lui potrà vedere il volto del Weaver contrarsi più volte in una smorfia infastidita, fastidio che molte volte raggiunge picchi di rabbia evidente, repressa, legata evidentemente a ricordi molto simili. Solo al termine di quel racconto, si permette di far partecipe Rosales del proprio "capitolo" » Mia madre e mio padre, se così vogliamo chiamarli, potevano facilmente far parte di quel gruppo di fedeli servi di Dio, almeno su carta. Un Dio che, sinceramente, non è mai stato il mio, seppur ci abbiano provato a farmi studiare al monastero, ci abbiano provato per dieci, lunghi anni. « Prende un profondo respiro, il tono di voce è flebile, come se facesse fatica a gestire certi ricordi, almeno davanti a qualcuno che, lui lo sa, può comprenderli molto meglio di altri » Poi, un giorno, mio zio Ector, prete solo nella divisa, ha prima violentato mia sorella, poi ha cercato di bruciarla sul rogo come strega tentatrice... « Ora sì, che ha un guizzo omicida negli occhi, quello tipico del Weaver » Gli ho prima aperto la gola, poi sono scappato con mia sorella.. quindi stai tranquillo, Jesse, non hai alcuna colpa nell'esser rimasto ad osservare morire il tuo, di figlio di puttana ispirato da Dio..

19:06 Jesse [ Area Detentiva ]  « Lui annuisce. Le labbra ancora schiuse per la violenza che quel racconto gli hanno messo addosso. Non la perde negli occhi, che rimangono cupi, caldi. Annuisce mentre ascolta il racconto di Joe. » ...Non mi sento in colpa. « Lo mormora con una sincerità disarmante. La mandibola ha una contrazione, un brivido. » Lo sai perchè ti ho raccontato questa cosa, Joe? « Lo chiede. E' una domanda retorica. E' evidente che glielo sta per dire. » Perchè voglio che tu capisca una cosa di me. « Inspira a fondo. Il capo ciondola, lo piega all'indietro. Punta gli occhi neri e brucianti verso il cielo, poi di nuovo su di lui. » Io non credo di essere migliore di te. E so cosa significa, quando tutti pensano di esserlo. Quello che dicevano quegli uomini, che sono il figlio del diavolo.. « Chiude la bocca. Deglutisce. » Non importa se era vero. E' diventato vero. « Le dita scivolano sulle sbarre in una lunga carezza. » Io so cosa vuol dire quando vedi le cose come stanno. Quando sai cos'è il mondo. Quando sai che al mondo devi pensare a te stesso, al tuo interesse, se vuoi essere libero devi costruirti il tuo regno, non puoi entrare in quello di altri. « Deglutisce. Cerca il suo sguardo, un contatto diretto. Ci tiene dentro gli occhi neri. » Perchè io sono te, Joe Black. Io e te non siamo fratelli. Siamo più che fratelli, siamo la stessa cosa. Il mio sangue è come il tuo sangue, è avvelenato con la stessa rabbia, con la stessa grandezza, con la stessa terribile sofferenza. « Si sporge verso di lui. » Guardami negli occhi, Joe, lo vedi? 
19:19 Dragan [ Area Detentiva ]   « E' tornato silenzioso, ad ascoltare la replica che Jesse gli concede. E, mano a mano che l'uomo prosegue a parlare, lui si fa sempre più attento, sempre di più, andando a delineare una profonda ruga al centro della fronte, tipica di chi si sforza di comprendere qualcosa e, nel farlo, intuisce molto di più di quanto avrebbe sperato, sorprendendosi » ...« Di nuovo non lo interrompe, e non perde mai lo sguardo del Victorian, nemmeno quando quello di china maggiormente verso di lui e gli pone l'ultima domanda, mostrandogli attraverso gli occhi quello di cui ha parlato fino ad adesso. "Lo vedi?" » ... « Lui annuisce appena, e si prende qualche altro secondo prima di trovare le parole giuste con le quali rispondere » Siamo i reietti di questo 'Verse, Jesse.. siamo i figli non voluti da nessuno, e per questo sbagliamo, quando ci improvvisiamo padri.. « E che sia allegorico, il suo commento, è lapalissiano, alludendo probabilmente alla sua ciurma di disadattati sociali » Ma io non ho mai perso la speranza, Jesse, e non ho mai perso la voglia di esser felice. E mi sono costruito una famiglia, su questo desiderio, una famiglia che va oltre il legame di sangue.. proprio come va oltre, quello che accomuna me e te. « Conclude, non accennando a volersi allontanare da lui, o a distogliere lo sguardo » Non c'è tregua, per quelli come noi.

19:29 Jesse [ Area Detentiva ]  « Nemmeno lui evita mai il suo sguardo, nemmeno lui lo abbassa mai. Alle sue ultime parole annuisce. C'è un'onestà tanto fonda quanto la sua brutalità, negli occhi. Quando risponde lo fa a voce molto bassa, quasi intima, manco fosse una cosa che dedica solo a lui. » No, non c'è pace. Non c'è tregua. Quando non è il mondo a combatterci sono le creature che ci portiamo dentro. Sono i demoni. Sono li stessi demoni che ci rendono quello che siamo. Li amiamo e li odiano allo stesso tempo. « E' un mormorio. Un angolo delle labbra si tende verso l'alto. Un sorriso che non si estende agli occhi, che rimangono fondi. Ma si spegne subito. Si riassorbe in una serietà rinnovata. Carica di un'amarezza violenta. » E capisco anche cosa vuol dire innamorarsi dell'unica persona di cui non dovremmo innamorarci. L'amore è una debolezza, una minaccia. Eppure amiamo così tanto, non è vero? Almeno quanto odiamo. « C'è un'enfasi allucinata, intensa, piegata in un'intimità e una condivisione che ha con lui e con nessun altro in questo momento. » Capisco perchè sei qui, ora. « La voce si spegne. Si fa macchiata di un gelo rabbioso, vinto e combattivo insieme. » Ma quello che non sai è che io e te siamo pari. Io ho dovuto scegliere tra la tua donna e il mio amore, e ho fatto la stessa scelta che avresti fatto tu. Ho scelto il mio amore. E poi tu il mio amore lo hai rapito. E io so che ora è da qualche parte a farsi torturare e ammazzare. « Non è nemmeno un'accusa. Non ha smesso di parlargli da pari. E' solo ombra, sofferenza selvatica. »

19:38 Dragan [ Area Detentiva ]   « Accoglie il sussurro dal sapore di intimità, con la stessa identica espressione di poco prima, senza mai mutarla. Annuisce quasi impercettibilmente, e poi si intromette del discorso solo quando lui parla di odio ed amore, accomunandoli » Cerchiamo emozioni forti, Jesse. Le uniche che sono in grado di farci sentire ancora vivi. « Confida, per poi piegare le labbra in una smorfia riconducibile ad un sorriso amaro, per nulla divertito » Un uomo si ribella a certi pensieri e l'unico modo per venirci a patti, immagino, è diventare quei pensieri. « Riassume così il loro percorso di vita, le loro privazioni, i giudizi altrui che si sono poi tramutati in realtà. Apre la bocca per dire altro, ma la richiude subito quando le ultime parole del Victorian gli fanno intuire quello che mai, avrebbe sospettato » ... « Rimane in silenzio a fissarlo con altri occhi, adesso, carichi di una consapevolezza strana, imprevista, e si prende qualche secondo ancora per riorganizzare le idee ed esprimere un concetto di senso compiuto » Ti sei arruolato per John Shepherd? Lo stesso ragazzo che, ora, sta passando delle pessime mezz'ore in compagnia dei miei fratelli?


19:48 Jesse [ Area Detentiva ]   « Gli tiene gli occhi negli occhi con una forza se possibile ancora più bruciante di prima. E' aperto come un libro di carne, sangue, fuoco e ombra. Aperto davanti a lui senza muri, senza barriere. Il respiro gli si accatasta in gola quando l'altro parla di emozioni forti. Del sentirsi vivi. C'è un sorriso selvaggio che gli macchia le labbra, gliele incrina, chiude gli occhi. »E' come la droga, Joe, devi essere un drogato per capire cosa si prova. Siamo rasi al suolo come un campo di battaglia, ma soffiamo come la tempesta, vero?« Ha quasi un singhiozzo nel dirlo. La testa si appoggia alla sbarra della prigione vicina al Weaver, nemmeno avesse voluto posarla sulla sua spalla e si fosse trovato quella sbarra in mezzo. Raddrizza la testa alla sua ultima domanda, ficcandogli gli occhi negli occhi. Solleva il mento in un dolore dignitoso e violento. Composto. Espira, annuendo. » Lui. E io so.. « Deglutisce. La voce si spezza in un'energia che ribolle, che trattiene male nella pacatezza. » Io so che da ora in poi non è nelle mie mani, l'esito di questa vicenda. Ho davanti due possibili scenari. Noi lo riotteniamo vivo, e in quel caso saremo pari. Tu con Zoe. Io con John. John e Zoe, che sono entrambi così sbagliati per noi. Che non possono capirci ma che ci fanno sentire normali per venti minuti ogni notte. Che ci danno l'impressione di poter respirare senza ammazzare tutto il Verse. « Una pausa. Inspira, gli occhi si fanno fondi. » O lo riotteniamo morto. E in quel caso ho una richiesta personale. Non come impiegato di Hall Point. Come me che sono te. In quel caso, voglio almeno poter avere il suo corpo, Black. Per chiudergli gli occhi, vestirmi di nero, e poi marcire nell'odio fino a quando non trovo un modo per sfogarlo. « Sono parole che lascia cadere senza abbassare lo sguardo. Senza mettere distanze tra loro, nè fisiche nè emotive. »

19:57 Dragan [ Area Detentiva ]   « Sembra che la rivelazione di Jesse lo abbia, in qualche modo, spiazzato, fornendogli tasselli che fino a quel momento gli erano mancati. Sta ancora ponderando tutta la questione, e ne è distratto, tanto che alla prima domanda retorica dell'uomo replica con un solo sussurro, sovrappensiero » Come la tempesta.. « Un soffio, e poi di nuovo si zittisce per ascoltare tutte le parole che Rosales fa seguire. Di tanto in tanto deglutisce con evidente sforzo, lo segue poggiare la testa contro le sbarre, rialzarla, ed alla fine è un ritrovato tuffarsi di occhi negli occhi, in religioso silenzio » ... « Lascia tempo all'altro di esporre i propri pensieri, ed a sé stesso di filtrarli, comprenderli, e poi metabolizzarli. E sembrano interminabili, quei secondi di silenzio a seguire, spezzati alla fine da una voce bassa, che seppur non sia incerta, è quella che si potrebbe usare all'interno di un luogo sacro » Questo te lo prometto. « E potrà leggergliela, l'onestà negli occhi, così come fino ad adesso gli ha letto quella legata alla rievocazione di Victory, un'onestà disarmante » E posso anche promettermi che cercherò di trovare una soluzione per farlo uscire vivo, anche se questo dovesse costargli molta sofferenza. Il dolore si sopporta, ma la vita non ce la ridà nessuno. « Commenta, prendendo un pesante sospiro, prima di concludere » Se dovessi riuscirci, ti vincolo ad una promessa. Fai capire al tuo uomo, che non esistono buoni motivi per ammazzare una persona. Si ammazza e basta, senza ipocrisia. E che io non dimentico, che il suo esercito lo ha fatto con i miei fratelli. Dovrebbe rifletterci. « Non dice altro, ma nemmeno abbandona gli occhi del Victorian »

20:05 Jesse [ Area Detentiva ]   « Lui sorregge il suo sguardo con le iridi nere che sfrigolano. Annuisce. le labbra serie, tese, serrate. Non abbassa lo sguardo per tutti gli interminabili secondi in cui l'altro rimane in silenzio. Ci sono le onde della loro tempesta personale che si scuotono intorno a loro, tra di loro. Quando Joe promette, lui annuisce. C'è l'onore dei pirati. Uno lo è di fatto, l'altro deve averlo nel sangue. » ...Grazie. « Un mormorio sincero, per quanto sporco di ombre. Alla richiesta di una promessa, lo ascolta senza interromperlo. Fa seguire un sospiro pesante. Annuisce di nuovo. » Farò del mio meglio. John è un ragazzino a cui hanno fatto il lavaggio del cervello, Joe. Lo hanno usato, come hanno usato molta gente. Ma ti prometto che farò del mio meglio per farglielo capire. Ogni volta che parliamo di qualcosa che riguardi il colore marrone finiamo a litigare. Gli leggo negli occhi quanto si senta superiore anche a me. « Quest'ultima sembra quasi una confessione personale, macchiata di frustrazione. Gli strappa un ghigno appena accennato, amaro, malinconico. » Credi che un giorno mi guarderà e capirà che sono un mostro, Joe? 
20:12 Dragan [ Area Detentiva ]   « Ascolta la risposta di Jesse circa la promessa che il pirata vorrebbe strappargli, ed i dubbi che espone nonostante abbia accettato; annuisce, e lo sguardo che rivolge a Jesse, ora, è estremamente comprensivo. Sospira, ancora non si scosta dalle sbarre » Gliel'ho letto anche io negli occhi, quello di cui parli tu. C'è stato un tempo che avrei voluto salvarlo, sai? Ci ho provato.. poi l'Alleanza ha rovinato tutto, e lui è corso di nuovo tra le gambe di quella puttana della Rooster.. « Riassume, senza entrare nel dettaglio. Non aggiunge altro, non ora, ma contraccambia quel ghigno amaro, l'ultimo che anticipa la domanda finale di Rosales, con un sorriso storto che, al contrario di quello del Newcomer, cova una certezza diversa, che esprime subito dopo » Credo che un giorno ti guarderà e capirà che non sei un mostro più di quanto non lo sia lui. Solo che tu sei sincero con te stesso, mentre lui ci deve ancora arrivare. « Sentenzia, e non c'è ora astio o biasimo nell'affermarlo, solo determinata concretezza di idee » Come hai detto tu, è ancora un ragazzino. Arriverà il giorno in cui capirà cosa è realmente importante, in questa vita, e che chi ti promette ideali, ti dà da mangiare solo sofferenza.

20:18 Jesse [ Area Detentiva ]  « Lo ascolta in silenzio, con attenzione. Le braci che gli ha rovesciato addosso si stanno riassorbendo in una calma cupa, più simile a quella che aveva addosso quando è entrato. Ci sono negli occhi ancora dei guizzi brevi, intensi, che gli fluttuano addosso, nello sguardo. Inspira. Annuisce. Indietreggia staccandosi dalle sbarre. Quella distanza che riguadagna da lui, l'aria tra loro che torna fresca gli strappano un brivido. E' una sensazione strana. » ..Forse. Forse sarà come dici tu. Chi lo sa dove ci porterà il destino, Joe. « Lo mormora, muovendosi lentamente verso la giacca e il cinturone che aveva lasciato a terra. Si piega, recuperando il gilet, tornando a cercarlo con gli occhi. » Ora almeno sai chi sono. « Paradossalmente, pare essere una delle cose che gli premono di più. »

20:22 Dragan [ Area Detentiva ]   « Segue i movimenti di Jesse con attenzione, e dal canto sue da quelle sbarre ancora non si allontana. Annuisce, alle prime parola di Jesse, limitandosi a replicare » Non lo sa mai nessuno. Ma a volte è bene dargli qualche calcio in culo, al destino, per aggiustarne la traiettoria. « Commenta, ritrovando la forza di abbozzare un sorriso vagamente più sincero. Incrocia un'ultima volta lo sguardo di Rosales, sull'onda dell'ultima affermazione. Annuisce, una sola volta » Sì, ora lo so. E forse, anche tu. « Non commenta altro, si stacca lentamente dalle sbarre e lo saluta » Ci vediamo in giro, Jesse. Ti farò sapere. « Poi si volta e, lentamente, raggiunge la sua branda sopra la quale riposerà » 







Friday, December 20, 2013

IL RISVEGLIO AL CREPUSCOLO

John dorme nel nostro letto. Ha gli occhi chiusi e le labbra aperte. E' giovane e ha il corpo pieno di cicatrici. Come il mio. Io le percorro e mi viene voglia di aprirgli la bocca e mordergli la nuca, mi viene voglia di respirargli addosso. E lui su di me. Lo guardo mentre dorme in questa stanza sospesa in mezzo all'universo, sull'isola di metallo e luci, ed è come se fossimo al di sopra di tutto. Al di sopra della guerra che è stata persa. Al di sopra del maglio della legge Alleata. Al di sopra di Fargate. Siamo sospesi in un'allucinazione di calore e fiato. Ripenso alle cose che ho fatto per lui. Sono sceso in guerra per lui. Mi sono sdraiato nel fango davanti alle urla dei Capitani. Io che non riesco a sopportare l'autorità nemmeno di me stesso e finisco col perdermi nella mia stessa energia turbinosa. Mi perdo nella tempesta dei miei capelli. Mi sono preparato all'idea che saremmo morti a Timisoara, insieme. E' finita che non siamo morti e ora siamo sdraiati nel nostro letto. 
Lo amo. E lo odio. Capisco anche perchè odio la sua fede per la causa Indipendentista. Capisco perchè ho odiato i suoi compagni. Perchè li ho tenuti lontani come una bestia rabbiosa per tutto il tempo. Perchè avrei voluto ammazzarli. Perchè loro sono la cosa che me lo tengono lontano. Perchè lui ha qualcos'altro da amare al mondo oltre a me. Io no. Lui amerà per sempre un'idea che io non capisco, è disposto a morire per quell'idea. Io sono disposto a morire per lui. Lo sono stato in passato. Sono disposto a morire per nulla. Letteralmente per nulla. Senza ragione, potrei morire e non mi peserebbe. Mi peserebbe lasciare lui. Ma non mi peserebbe la morte. Lui morirebbe per tutti loro, ama tutti loro, ama così tanto e così tante persone, che mi fa sentire solo. Mi fa sentire come se non lo avrò mai del tutto. Ma ci sono cose che ho imparato nella guerra. Le ho imparate senza accorgermene. Non ho imparato a credere nella bandiera marrone, almeno quanto non credo nella bandiera blu. Non credo in alcuna bandiera. Credo nella bandiera nera delle streghe, nel grigiore della nebbia di Victory. Credo nel fuoco delle candele. Credo nel sudore del sesso. Credo nel sale delle lacrime e nel ferroso sapore del sangue. Credo in molte cose, ma non nelle bandiere. Ma anche senza credere nella guerra, la guerra mi ha insegnato delle cose. La guerra mi ha messo davanti il demone Klaus Schmidt, che brucia di rabbia ed è calmo come un lago in inverno. E' una creatura terribile e meravigliosa, e l'ho osservato a lungo. Ho capito di essere come lui da qualche parte. Nemmeno io sono umano, come non lo è lui. Quando l'ho guardato negli occhi l'ho capito. Anche lui è fatto di stelle, come Cortes ha detto di me. Cortes ha detto che sono fatto di stelle. Io come le stelle voglio bruciare. Mi ricordo di colpo cosa si prova. Ed è stato John, non la sua famiglia. E' stato John a ricordarmi cosa si prova a bruciare. John e Schmidt, uno mi ha ricordato come si brucia, l'altro mi ha ricordato come ci si danna. 
Non fa nulla per quale causa. 
Non fa nulla se per nessuna causa, o per la causa di noi stessi. 
Io non ho una causa. Io ho la voce urlante della tempesta che mi ha scosso dentro portandosi le ombre. 


Poi è partito. I giorni passano. Il silenzio invade la stanza. Il letto non è cambiato, il letto è sempre lo stesso. Ma ora è vuoto. E' successo da un giorno all'altro. Ci sento ancora il suo odore, eppure non riesco a toccare le sue cicatrici. C'è solo il tessuto freddo delle lenzuola. Non so quando ho realizzato che qualcosa era successo, ma so che l'ho realizzato. Dopo i campi di battaglia, mi sei scivolato via tra le dita in silenzio, lontano da tutto. Non ero lì. Sei semplicemente svanito nel silenzio. E io sono rimasto da solo con lo specchio. Mi ci sono guardato di nuovo dopo molto tempo. Ho passato non so quante ore a immaginare il tuo corpo nel terriccio, pallido come la morte. Mi faccio del male. Mi sento soffocare, ma mi ripeto che devo prepararmi all'idea. Ti immagino morto e intanto mi guardo allo specchio. Mi chiedo se sopravviverei. E mi ripeto di sì, sopravviverei. Ma senza la tua voce e con il sapore dell'istinto che mi prende la gola pensando a come riportarti a casa, qualcosa si sta risvegliando in me. Quella creatura che avevo sepolto nella noia priva di sapore della mia vita dopo aver bevuto il sangue di Santiago, quella che ho combattuto per tutto il tempo durante la guerra, che Schmidt voleva stuzzicare e domare, incanalare. Quella creatura ha iniziato ad ululare nel mio petto. Caitlin la chiama labirinto. Dice che è un labirinto in cui ti perdi, da cui cerchi disperatamente di uscire fino a che un giorno capisci che è casa tua. Ci torni dentro da solo, di tua volontà. Per me non è un labirinto. Per me è una cosa viva. 
E' mio padre. Il mio vero padre. me lo avevano detto quella notte a Victory, me lo ricordo. Lui mi ama. Mi ama fottutamente, mi ha messo dentro quelle creature e io ho cercato di combatterle quando le sentivo salire su per il petto e nella gola, nere come la pece. Ma ora mentre mi guardavo allo specchio ho capito che quelle creature sono l'unica cosa che avrò sempre. Sono io. Sono quello che conosco. Loro, sono quello che mi aiuterà a proteggerti. Allora ho provato a lasciare la presa, a smettere di resistere. 

Le ho sentite scivolarmi su per la schiena e nel ventre, era bellissimo. Sono calde e brutali, sono orrende e meravigliose.

Mi sto arrendendo e sto tornando me stesso. Sono l'ombra, l'urlo, le nubi roventi della notte. Cristobal è devoto ai Loa, io sono devoto a dei molto più antichi. Vengono dal buio del passato, dello spazio. Gli umani non hanno il coraggio di pronunciare i loro nomi. Io li urlo con tutto il fiato che ho in gola. Io costruirò un regno per noi. Per me, per te, per i nostri fantasmi, per gli dei di fiamma, fosse anche grande come una bara o una fossa. Lo costruirò con o senza di te. Se morirai per primo, il tuo fantasma sarà il mio fantasma più bello. Se morirò per primo, la mia ombra sarà la tua ombra più nera. Io quel regno lo costruirò comunque. Il mio angolo per bruciare. 
Voglio essere libero. Voglio essere grande. Come è grande il fuoco delle stelle quando muoiono.


E divorano tutto in un fulgore di tuono.