Friday, December 27, 2013

I AM NOT THE BODY, I AM NOT EVEN THE MIND

Si sveglia di soprassalto nella notte. E' sudato. In un gesto istintivo le dita vanno a cercare la pistola che tiene sotto al cuscino. A tentoni, non la trova.

"Credi davvero che non ti conosca, Adrian?"

Una voce rompe il silenzio della stanza. La stanza dello Skyplex. Da qualche parte ci sono i vestiti di John, ancora sparsi a terra da prima dell'incidente. Da prima del rapimento. Non li ha toccati, li ha lasciati dove erano stati gettati. Il cuore gli rimbalza in gola, si tende nella feroce morsa dell'allerta. Le dita scattano verso la lampada che tiene sul comodino. La accende. 
Vidal Ortego sta seduto sulla sedia davanti al suo letto, con i suoi ninnoli in argento, con gli orecchini incastrati nei capelli che sanno di fumo. Con il kajal sotto gli occhi. In mano, tiene la sua pistola, quella che lui tiene sotto il cuscino. La fa oscillare con sufficienza, ci gioca. Jesse ha il volto pietrificato dall'orrore, dallo shock.

"...Che stregoneria è questa, Santiago. Tu sei morto." Non è altro che un sussurro.
Ortego ride con tenerezza inquietante, disgustosamente soddisfatta.
"Lo sono. Morto e sepolto. Mi sai dire il motivo, Adrian?"
Solleva il mento e rivela la gola aperta. Squarciata di netto come quella delle bestie. Riesce a vedere le corde vocali tranciate che penzolano nel sangue rappreso. La schiena gli si contrae in un brivido di terrore. 
"Te lo dico io il motivo, mio adorato ragazzo. Perchè tu mi hai ammazzato. Ho sempre trovato ironico che tutti ti chiamassero Cordero e che m'hai aperto la gola come si apre agli agnelli."
Si alza in piedi. Jesse indietreggia nel letto tenendogli gli occhi neri addosso.
"Guardati ora." Non si riesce a capire l'intonazione di Santiago mentre lo dice. Forse è disprezzo. "Puoi accusarmi di tutte le atrocità che vuoi, Adrian. Ma quando ti ho lasciato non eri un lurido mercenario."
"...Io ero.. Il tuo cane, Santiago.."
"E che bravo cane, che eri. Feroce come un lupo. Ora stai rannicchiato in un letto a piangerti addosso per colpa di un ragazzino smidollato. E' uno spettacolo disgustoso."
"Esci dalla mia testa. Tu non sei reale. Tu non sei reale, io ti ho fatto a pezzi con le mie stesse mani. Sei morto. Il tuo corpo lo hanno mangiato i vermi, Santiago. Lo hanno mangiato cani meno belli di me. Quanto ti manco, per costringerti a tornare dall'oltretomba per le tue patetiche visite?"
Il ghigno sul volto di Santiago svanisce. In parallelo, ne compare uno sul volto di Jesse. Santiago solleva la pistola, la punta contro la sua fronte. Si è avvicinato abbastanza per farlo. Rosales non indietreggia, gli fissa gli occhi addosso.
"Ammettilo, Diabolito. Mi tenevi così stretto perchè avevi paura che sarei diventato più grande di te. E lo sai.. Il fatto che a dividerci ci siano le porte dell'inferno forse è la dimostrazione che le tue paure erano vere."
"Sei un illuso, Adrian. E morirai."
"I morti non possono premere i grilletti."
"Forse. Ma non ne ho bisogno. Sei un sognatore, anche se non lo ammetti. Lo sei sempre stato. E io ho già mosso le mie pedine. Stanno venendo a prenderti, da dentro la terra. Io non devo fare altro che aspettare. Loro ti porteranno da me. Le porte dell'inferno le varcherai senza che io debba scomodarmi."

La pistola cade, mentre Ortego torna a sorridere. Gli cade in grembo.
Si sveglia di soprassalto nella notte. E' sudato. In un gesto istintivo le dita vanno a cercare la pistola che tiene sotto al cuscino. Ce la trova. 

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